Cittadine e cittadini di ogni età provenienti dai comuni del territorio, sabato 26 aprile alle ore 21, presso il Teatro Biagi D’Antona di Castel Maggiore, saranno i protagonisti di una mise en espace realizzata a partire da una selezione delle Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cui si affiancano riscritture contemporanee a cura delle lettrici e lettori stessi.
Vite libere, evento nato un’idea di Alessandro Amato, direttore artistico della Stagione Agorà, è realizzato con il coordinamento di Donatella Allegro e la collaborazione delle sedi ANPI dell’Unione Reno Galliera con l’intento di restituire una viva voce alle parole dei caduti per la Resistenza e ripensarne l’urgenza. Lo spettacolo fa parte del progetto Scrivere Libertà, spettacoli per celebrare gli 80 anni della Liberazione, realizzato con il contributo di Fondazione del Monte.
La scelta del libro non è casuale, ma vuole trasmettere il senso della moltitudine e dell’intimità, favorire la memoria e il rispecchiamento. Perché Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, è stato detto, non è solo un libro, ma un’azione; è un addio ma anche un mandato, un sigillo ideale. Un’azione che ne apre un’altra. Per questa ragione - spiega Donatella Allegro - abbiamo voluto che questo coro di voci tornassero a risuonare in teatro, luogo della presenza e dell’impegno, a ottant’anni dalla liberazione dal nazifascismo.
A parlare attraverso le lettere sono spesso voci di ragazzi – il diciottenne Giordano Cavestro, il diciannovenne Giacomo Ulivi –, ma anche antifascisti più maturi, come Leone Ginzburg o Irma Marchiani. Scrivono ai figli, alle fidanzate, ai fratelli, alle madri, ma anche ai compagni di partito; scrivono anche a noi, donne e uomini del futuro, e non raramente ne sono consapevoli. Scrivono parole di addio, di incoraggiamento, di amore, persino di speranza; tutti levano un grido contro l’ingiustizia ma soprattutto di incitamento alla lotta, spronando chi resta – e quindi anche noi – a lavorare e combattere per costruire di una società libera e giusta.
Rileggerle e riscriverle oggi significa, infatti, non solo ricordare le donne e gli uomini morti per la libertà dal nazifascismo, ma anche provare a raccoglierne il testimone, assumendosi il difficile compito di raccontare la verità, di ristabilire la giustizia, di non abbandonare la lotta per la democrazia e l’uguaglianza, di provare a riconoscere anche nel mondo di oggi chi sono gli sfruttati, chi sono i giusti, chi sono i partigiani.
Perché, come ha scritto Gustavo Zagrebelsky, “Chiunque anche oggi le leggerà, vi troverà un’altra Italia e non potrà non domandarsi se davvero non ci sia più bisogno di quella voce o se, al contrario, non si debba fare di tutto per tramandarla e mantenerla viva nella coscienza, come radice da cui ancora attingere forza”.
Donatella Allegro è attrice, regista e autrice teatrale. Ha lavorato, tra gli altri, con Claudio Longhi e Mario Perrotta. Ha scritto e diretto gli spettacoli E io pedalo. Donne che hanno voluto la bicicletta (2017), Storie delle ragazze di ieri (2018), Per il resto è tutto da verificare (2021), Altre riparazioni (2022). Collabora con Paolo Soglia nella realizzazione di video e spettacoli che intrecciano storia, attualità, memoria.
