Brividi estivi a Villa Salina Malpighi
Letture a cura di Roberto Carboni e musiche di Davide Laugelli
Tra note, leggende e racconti gotici.
Nella Bassa, da sempre, si dice che il diavolo cavalchi il silenzio.
Raggiunsi la villa in cui era avvenuto l’ultimo delitto, immerso in quella cornice apocalittica.
Lo sgocciolio degli alberi copriva ogni altro suono.
L’edificio era lugubre e sterminato, soffocato dietro a una recinzione irta di punte come gambi di rosa ritorti.
Le pietre che lo formavano, tutte insieme, diventavano una sorta di paura allo stato solido.
Il breve volgere del lampo, e mi rallegrai che fosse tornata la notte.
“Dove accidenti sono finito?”, mi chiesi.
Mentre una voce interiore, placida e rassegnata, mi sussurrava: “A casa”.
Venerdì 14 Giugno 2024 ore 21.00
Villa Salina Malpighi, Via Galliera 2 - Castel Maggiore
Ingresso gratuito
Roberto Carboni, classe 1968, è nato a Bologna e vive sulle colline di Sasso Marconi. Tassista per diciassette anni, appassionato scacchista, attualmente autore di numerosi romanzi e docente di scrittura creativa a tempo pieno.
Nel 2015 è stato premiato con il Nettuno d’oro, il più autorevole riconoscimento a un artista bolognese (precedentemente attribuito tra gli altri a Lucio Dalla e Carlo Lucarelli), e primo di una serie di riconoscimenti che hanno accompagnato la sua produzione letteraria, con gialli best sellers come Il segreto dell'antiquario, La collina dei delitti, Il giallo di Villa Nebbia, citando i più recenti.
Con Giusy Giulianini ha scritto Luoghi segreti e misteriosi di Bologna, curiosità, aneddoti e storie insolite sulla città delle Due Torri.
Bassista bergamasco, trapiantato a Bologna, Davide Laugelli (n. 1980) è un musicista, insegnante di basso, musica d'insieme, storia della musica. Si definisce anche arrangiatore, band manager, organizzatore eventi, musicologo, giornalista sportivo.
Ha al suo attivo due album, il recentissimo "Out of the nightmare" e "Soundtrack of a Nightmare", sempre con Filippo Maccarelli alla batteria.
Come scrive Michele Merenda, "Quella che vuole essere la colonna sonora di un incubo, come da titolo, continua da dove era stata interrotta nel precedente capitolo di apertura (...) Tutto suona inquietante, gelido, ossessivo, come una notte appena illuminata dalla luna, che rende paurosi antichi templi in rovina. Paure create da spettri che si aggirano nella propria mente, capace di ridestare archetipi nati chissà quando, assieme all’Umanità medesima".
