Discarica ASA - Comune di Castel Maggiore

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Discarica ASA

 

L’amministrazione comunale ritiene opportuno un chiarimento sulla discarica per rifiuti speciali gestita da ASA scpa, una società del Gruppo Hera, presente da oltre 20 anni sul nostro territorio in via Saliceto. Tale discarica ospita materiali inerti provenienti da cicli industriali e non ha nulla a che vedere con i rifiuti solidi urbani.

La proposta di sopraelevazione della discarica è stata presentata da Asa scpa e non è oggetto di autorizzazione comunale bensì di procedimento in sede di conferenza dei servizi presso la Regione Emilia Romagna.
Agli atti è disponibile la cospicua documentazione presentata dal soggetto proponente per tutti i dettagli tecnici soggetti a vaglio da parte egli enti preposti, ma in ogni caso si evidenzia che Asa accoglie rifiuti speciali di provenienza industriale.

Lo stoccaggio in discarica dei rifiuti industriali che non possono essere avviati al recupero costituirà anche nei prossimi anni una esigenza importante per il territorio bolognese e per l'intera regione e il progetto di ridefinizione del terzo settore della discarica prolungherebbe il tempo di vita attiva dell'impianto di due anni, portando la fine dei conferimenti al 2019.
Lo stoccaggio dei rifiuti è, in sostanza, una esigenza del nostro sistema produttivo che deve trovare una risposta sul territorio. Il servizio prestato da Asa risponde a questa esigenza. La tipologia e la provenienza dei rifiuti rimarrebbe invariata rispetto alla attuale.
Il progetto ad oggi approvato prevede le seguenti altezze sul piano di campagna: Crinale Nord 13,50 m, crinale sud 13,50m, sella 7,50m. La risagomatura prevederebbe le seguenti altezze: Crinale rilevato nord 22,05m, crinale rilevato sud 15,45m, sella 9,95m. Asa è una società consortile per azioni ed il capitale sociale è così suddiviso: Herambiente Spa 51%, Unirecuperi Srl 49%.

La recente domanda di ampliamento della capacità di tale impianto verrà vagliata innanzitutto dai tecnici competenti in sede di Conferenza dei servizi a livello metropolitano e regionale, ma non è collegabile né concettualmente né materialmente allo sforzo che stiamo facendo sul porta a porta: si tratta di processi di gestione dei rifiuti completamente diversi, l’uno operante in ambito familiare, l’altro in ambito industriale.

Anche la considerazione secondo la quale le ceneri del termovalorizzatore del Frullo, conferite in tale discarica, provengono in definitiva dal trattamento di rifiuti solidi urbani, non pare sufficiente ad accostare i due temi. Infatti, senza considerare che la migliore ipotesi di andamento della raccolta differenziata nei prossimi 2-3 anni nell’area metropolitana di Bologna è infatti ancora lontana da quel 100% di risultato che tutti auspichiamo, occorre sottolineare che il termovalorizzatore oltre ai rifiuti solidi urbani smaltisce anche rifiuti speciali derivanti da attività produttive e non avviati a recupero, in misura progressivamente prevalente negli anni di vigenza dell’Autorizzazione Integrata Ambientale 2008-2013.

Siamo in una fase di transizione in cui occorre ancora trattare rifiuti industriali senza chiusure ideologiche, ma attenendosi al responso dei tavoli tecnici e degli enti preposti alla vigilanza e al controllo degli impianti.
Le ragioni dell’approvazione o del diniego al progetto di ampliamento saranno quindi da ricercare nel merito tecnico del progetto stesso, e non possono essere ricondotte all’aumento della raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani che la nostra comunità si accinge a perseguire.

A proposito della discarica ASA di Via Saliceto, specifichiamo anche che tale sito non ospita i fusti di sostanze provenienti nel 1988 dalla discarica di Port Koko (Nigeria), bensì i terreni di decorticazione o terreni di contatto della discarica di Koko. Il sito è stato predisposto nel 1990, prima di ricevere tali terreni, con opportune misure finalizzate ad evitare la dispersione di materiali e idonei strumenti di monitoraggio. Le successive attività della discarica rientrano nello smaltimento di rifiuti speciali, non rifiuti solidi urbani, provenienti da lavorazioni industriali, tra cui le ceneri del termovalorizzatore di Bologna.
Dal 1990 ad oggi non sono state riscontrate problematiche ambientali di sorta.


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